sabato 2 maggio 2020

Il dolore nella filosofia moderna Step#12

In questo articolo andrò a trattare il tema del dolore nel pensiero moderno andando ad analizzare i concetti secondo i filosofi Cartesio e Spinoza.

Con Cartesio si abbandona la concezione metafisica del dolore, che trova nel cervello la sua sede. Il dolore, infatti, giunge attraverso i nervi da un'affezione periferica del corpo nel cervello. Corpo e anima per la prima volta sono nettamente separati dal punto di vista antropologico. Tuttavia, il dualismo cartesiano non impedisce l'unità di corpo e mente. Cartesio non deve essere associato alle teorie meccanicistiche che ignorano l'effetto della mente sul corpo. Il dolore, infatti, è un fenomeno che dimostra l'esistenza del corpo e la sua unione con la mente:


Non vi è nulla che la mia natura mi insegni in maniera più evidente che io ho un corpo, che sta male quando sento un dolore. [...] la natura mi insegna attraverso queste sensazioni di dolore, fame, sete ecc., che io non tanto mi trovo nel mio corpo come un marinaio si trova nella nave, ma che sono collegato a quello in modo strettissimo e quasi confuso, in maniera tale da costituire quasi una sola cosa con quello. Altrimenti, infatti, quando il mio corpo è colpito, io, che non sono nient'altro che una cosa che pensa, non sentirei perciò il dolore, ma afferrerei questa lesione col puro intelletto, come il marinaio percepisce con la vista se qualcosa si spezza nella nave.


L'anima, la cui essenza è il pensare, il ragionare e il provare emozioni, consente all'uomo di percepire il dolore in maniera diversa a seconda della sua disposizione. In una lettera alla principessa Elisabetta di Germania, affetta da febbre, Cartesio scrive:


La salute fisica e la presenza di oggetti gradevoli aiuta molto la mente, scacciando da essa tutte le emozioni che contribuiscono alla tristezza e aprendo la strada a quelle che favoriscono la gioia. Al contrario, quando la mente è piena di gioia, ciò aiuta molto a far sì che il corpo goda di una migliore salute.


Spinoza inserisce il dolore nell'ambito delle emozioni: è compreso nel concetto di tristitia, insieme al dolore psichico e associato al fenomeno della melanconia:


Vediamo quindi che la Mente può subire grandi cambiamenti, e passare ora da una certa perfezione ad una perfezione maggiore, e ora da una certa perfezione a una perfezione minore: e proprio queste passioni, o mutazioni della Mente, ci spiegano i sentimenti della Letizia e della Tristezza. Per Letizia, quindi, intenderò qui di seguito la passione per cagion della quale la Mente passa ad una perfezione maggiore; per Tristezza invece intenderò la passione per cagion della quale la Mente passa a una perfezione minore. Chiamerò poi Eccitazione, o Allegrezza, il sentimento della Letizia riferito insieme alla Mente e al Corpo; e chiamerò Dolore, o Melanconia, il sentimento della Tristezza riferito insieme alla Mente e al Corpo. Si deve però notare che l'Eccitazione e il Dolore si riferiscono all'Uomo quando una sola sua parte è interessata più delle altre da Letizia o da Tristezza, mentre l'Allegrezza e la Melanconia hanno luogo quando tutte le parti sono interessate in modo eguale.

Spinoza rompe con lo schema antagonistico, nel quale la ragione era assunta come specificazione essenziale dell'uomo in quanto animale razionale, e le passioni, in stretta connessione con gli impulsi tipicamente ferini, finivano per essere l'elemento perturbante; ciò che adombra la cristallina chiarezza della razionalità e il suo orientamento al bene, perciò erano da evitare, sottomettere, estirpare. Spinoza propone di comprendere l'umano in tutte le sue articolazioni e riconoscere che le passioni, anche quelle tristi o turpi, appartengono alla natura dell'uomo, unità inscindibile di mente e corpo.

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