lunedì 27 aprile 2020

Il dolore durante la pandemia Step#11

Dolore e sofferenza sono durante questa pandemia,purtroppo, all'ordine del giorno. I sintomi del Covid-19 causano  un dolore fisiologico e psicologico davvero lancinante, infatti si presenta come un'influenza ma molto più amplificata causando frequentemente difficoltà respiratorie e polmoniti gravi che mettono a dura prova il malato che deve resistere ogni giorno.
Al dolore dei malati si unisce anche il dolore dei medici,i nostri angeli custodi, che ogni giorno lavorano per più di dodici ore di fila senza quasi riposo indossando tute protettive e utilizzando materiali chimici per disinfettare che a lungo andare rovinano la pelle.Inoltre non oso immaginare le loro sensazioni quando devono intubare o mandare in terapia intensiva dei ragazzi che fino a qualche giorno prima erano al massimo delle loro forze e adesso sono in bilico tra la vita e la morte...
Infermiera dopo essersi tolta le protezioni a fine giornata


La foto che ha fatto il giro del mondo di un'infermiera che si riposa dopo un turno lunghissimo
Non dimentichiamoci inoltre del dolore dei familiari di chi ha contratto il Covid che non possono vedere il malato né (nel peggiore dei casi) organizzare il funerale per dargli un ultimo saluto.

In questi tempi duri bisogna confidare nel lavoro che sta facendo il nostro governo e rispettare le precauzioni, in modo tale che questo capitolo buio della nostra storia finisca presto.
Stiamo a casa.
Grazie.

sabato 18 aprile 2020

Il dolore nel cinema Step#10



Scena tratta dal film "Il miglio verde".
Questa è la scena a mio parere più emozionante del film in cui possiamo percepire empaticamente il dolore sia di John Coffey  (il condannato) che di Paul Edgecombe  (la guardia carceraria) il quale dovrà dare l'ordine,a suo malgrado, di giustiziarlo.

sabato 11 aprile 2020

"La colonna rotta" di Frida Kahlo Step#09




"La colonna rotta" è una tela che Frida Kahlo (definita "L'artista del dolore") realizzò nel 1944, ed è attualmente conservata a Milano.L'artista messicana sperimentò tipi diversi di dolore durante la sua vita: fin da piccola, infatti, soffriva di Spina Bifida (una malformazione della colonna vertebrale) e le condizioni di salute peggiorarono quando a 18 anni rimase coinvolta in un grave incidente causato da un autobus sul quale Frida viaggiava, che la costrinse a rimanere a letto per svariati anni col busto ingessato.Durante questo periodo di continue sofferenze, Frida realizzò molti autoritratti: aveva infatti affermato: "Dipingo me stessa perché passo molto tempo da sola e sono il soggetto che conosco meglio".Tra questi numerosi dipinti abbiamo "La colonna rotta", nel quale Frida si raffigura nuda in primo piano, aperta a metà e tenuta insieme solo dalle fasce del corsetto, realizzando la propria colonna vertebrale (danneggiata dall'incidente) come una colonna ionica scanalata e frammentata in più punti.Inoltre il suo corpo è costellato di chiodi, uno più grande all'altezza del cuore: uno dei suoi dolori più grandi fu infatti il tradimento che subì dal marito Diego Rivera.Dietro la figura in primo piano si scorge un paesaggio desolato e pieno di spaccature, come a simboleggiare un dolore fisico ed emotivo (interiore ed esteriore), che influenza ed è influenzato dalla realtà del suo tempo e dal ruolo che in quegli anni ancora aveva la donna (ridotto alle sole mansioni domestiche) nella società che la circondava.

venerdì 10 aprile 2020

Filebo Step#08

Il tema del dolore è trattato anche nella filosofia di Platone e in particolare nel dialogo "Filebo".
Innanzitutto parliamo brevemente di questo dialogo.Esso è un dialogo scritto da Platone nella fase finale della sua produzione, probabilmente subito dopo il secondo viaggio in Sicilia (366-365 a.C.).È l'ultimo scritto in cui il filosofo attribuisce al maestro il ruolo di protagonista: discutendo con Filebo e Protarco, Socrate ricerca il «vero Bene» in grado di garantire una vita felice, partendo dalla possibilità – in seguito negata – che esso coincida con il piacere. Socrate inizia il dialogo distinguendo quattro generi:1) finito (pèiras), 2) infinito (àpeiras), 3) misto tra finito e infinito,4)causa della mescolanza.
L'analisi del dolore viene trattata nel secondo genere che ,spiegherà Socrate, sarà strettamente collegato al concetto di piacere.
Innanzitutto Socrate analizza i vari tipi di piacere e dolore.Socrate inizia con quelli legati al corpo distinguendoli da quelli dell'anima che si rivelano essere attese di dolori o piaceri futuri:
 I dolori sono il risultato della corruzione degli elementi naturali, mentre i piaceri consistono nella loro aggregazione.

SOCRATE: Occorre vedere, dopo di ciò, dove si trova ciascuno dei due, e in quale condizione e animo si generano, qualora si generino. Innanzi tutto il piacere: come abbiamo esaminato per primo il genere cui appartiene, così condurremo per prima questa indagine. E però non potremo mai esaminarlo adeguatamente, se la nostra analisi sarà separata da quella sul dolore.
PROTARCO: Se dobbiamo prendere questa strada, prendiamola. SOCRATE: Abbiamo, tu e io, la stessa opinione sulla loro origine? 
PROTARCO: Quale opinione? 
SOCRATE: Mi sembra che dolore e piacere appartengano per natura al genere misto. 
PROTARCO: Ricordaci, caro Socrate, che cosa mai vuoi intendere per quel "misto" di cui si è parlato. 
SOCRATE: Lo farò per quanto mi sarà possibile, carissimo. 
PROTARCO: Dici bene. 
SOCRATE: Per "misto" alludevamo al terzo genere fra i quattro detti. 
PROTARCO: Intendi dire ciò che dicevi che stava dopo l'infinito e il finito, in cui avevi posto la salute e l'armonia? 
SOCRATE: Dici benissimo. Presta attenzione quanto più puoi. 
PROTARCO: Dimmi pure. 
SOCRATE: Voglio dire che, spezzandosi l'armonia che si trova in noi, esseri viventi, avviene da quel momento la dissoluzione della nostra natura e contemporaneamente la nascita della sofferenza. 
PROTARCO: Quello che dici mi sembra verosimile.  
SOCRATE: Quando invece questa armonia torna di nuovo a riunirsi e rientra nella sua natura si deve dire che ha origine il piacere, se proprio dobbiamo fornire una breve e veloce spiegazione intorno a questioni di grandissima importanza. 
PROTARCO: Credo che sia giusto quello che tu dici, Socrate: ma proviamo a spiegare queste cose in modo ancora più chiaro. 
SOCRATE: Non è dunque più facile riflettere su quegli esempi noti a tutti e di evidenza scontata? 
PROTARCO: E quali esempi? 
SOCRATE: La fame: non è dissoluzione e dolore? 
PROTARCO: Certamente. 
SOCRATE: Ma il mangiare, poiché mi riporta di nuovo alla sazietà, è piacere?
PROTARCO: Sì . 
SOCRATE: Anche la sete è corruzione e dolore, ma è piacere la possibilità che il liquido ha di ristabilire nuovamente l'umidità là dove c'era aridità. E quella separazione e dissoluzione contro natura, ovvero la sensazione di caldo soffocante, è dolore, mentre il ritorno secondo natura a una temperatura più fresca è piacere. 
PROTARCO: Certamente. 
SOCRATE: E il congelamento contro natura dell'umidità animale è dolore: mentre la strada che secondo natura porta a quella medesima condizione di prima e alla separazione di ciò che era congelato è piacere. In una parola, considera se ti pare logico il ragionamento per cui il genere che nasce animato secondo natura dall'infinito e dal finito, come dicevo anche prima, qualora questo si corrompa, questa corruzione sia dolore, mentre se ritorna alla sua essenza primitiva, tale ritorno sia considerato piacere. 
PROTARCO: Sia pure così . Mi sembra che questo discorso abbia una sua logica. 
SOCRATE: Dobbiamo supporre allora che vi sia un unico genere del dolore e anche del piacere in queste due diverse disposizioni? 
PROTARCO: Supponiamolo. 
SOCRATE: Tieni presente che all'anima appartengono, in relazione all'attesa di questi due fenomeni, sia la dolce ed intrepida speranza prima delle cose piacevoli, sia la paura e il dolore prima di eventi dolorosi. 
PROTARCO: Questa è un'altra forma di piacere e di dolore e consiste nella separazione dell'anima dal corpo durante l'attesa di qualche evento. 
SOCRATE: Hai inteso nel modo giusto. E in queste specie del dolore e del piacere che, secondo la mia opinione, nascono entrambe pure e a quanto pare non mescolate, risulterà evidente che il genere che riguarda il piacere o può desiderarsi nella sua interezza, oppure dobbiamo applicare tale considerazione a qualche altra delle specie citate, mentre per il piacere e il dolore, come per il caldo e il freddo e tutte le sensazioni di questo tipo, ora sono desiderabili, ora no, non essendo dei beni, anche se talvolta alcuni di essi lo diventano quando accolgono la natura dei beni.




 Vi è poi la condizione felice in cui vivono le divinità, che non conosce dolori e piaceri.Socrate passa quindi a concentrare la propria attenzione sui piaceri misti, nati dalla diversa combinazione di piaceri dell'anima e del corpo tra di loro, soffermandosi sul concetto di sensazione, intesa quale comune disposizione e movimento comune di anima e corpo. Questa si differenzia dal ricordo, il quale nasce nel momento in cui la memoria richiama in sé stessa una sensazione che aveva appreso e che ha perduto.Fatte queste premesse, Socrate e i suoi interlocutori possono ora dedicarsi all'analisi dei piaceri e alla nascita del desiderio, il quale ha origine nell'anima, non nel corpo: per esempio, una cosa è la sete, che deriva da una mancanza, altra è il desiderio di bere, che invece nasce nell'anima allo scopo di colmare il vuoto. Questo parallelismo permette a Socrate di dimostrare che i piaceri possono essere cattivi: non sempre i piaceri e i dolori sono veri ma, così come le opinioni, possono anche essere falsi, poiché infatti capitano casi di persone che pensano di provare piacere senza che ciò avvenga realmente.Vi è però anche il caso di piaceri che non nascono dal dolore per una mancanza, ma dalla conoscenza: si tratta dei piaceri puri, che si provano con l'apprendimento e la contemplazione disinteressata. Solo questi possono essere perseguiti, mentre gli altri piaceri, a cui è mischiato del dolore, non possono coincidere con il Bene perché partecipano del suo contrario, il male.

lunedì 6 aprile 2020

X Agosto Step#07

Il secondo testo che scelgo di affrontare è tratto dalla raccolta di poesie "Myricae" di Giovanni Pascoli pubblicata nel 1891.La poesia si intitola X Agosto.Riguardo al tema del dolore Pascoli rappresenta un'alternativa rispetto all'asse Leopardi-Montale, perché se in questi ultimi il dolore è un'entità metafisica (la malignità della natura di Leopardi, il male di vivere di Montale), nel poeta romagnolo il dolore si storicizza a partire da eventi che segnano irreparabilmente la biografia del soggetto che scrive.Non che in Pascoli il dolore non assuma fattezze generali e ontologiche, tuttavia esso si costruisce a partire da fatti privati e domestici, soprattutto l'infanzia e il lutto.La poesia ricorda l'anniversario della morte del padre di Pascoli: il dieci Agosto del 1867 Ruggero viene ucciso mentre tornava a casa. Gli assassini non furono mai trovati. Il fatto che il padre fosse stato ucciso la notte delle stelle cadenti suggerisce a Pascoli l'immagine potente di un intero cielo che piange sulla Terra.Il racconto è in terza persona, il padre è ucciso mentre torna a casa con un dono per i suoi figli è paragonato ad una rondine che viene uccisa mentre torna al nido con la cena per i suoi piccoli.Il nido della rondine e la casa di Ruggero aspettano inutilmente chi non tornerà mai più.Le stelle che cadono dal cielo sono paragonate a lacrime che bagnano di pianto il mondo, definito il verso ventiquattro "Atomo opaco del Male ".Dolore privato e dolore universale si saldano e si danno la mano amplificandosi l'un l'altro.





domenica 5 aprile 2020

Quaderni Step#06

Il primo testo che affronterò sono i "Quaderni" di Emil Cioran, scrittore rumeno naturalizzato francese.L'opera consta di un'incredibile mole di aforismi e frammenti scritti tra il 1957 e il 1972, pubblicati dalla casa editrice Adelphi nel 2001 e che assomma a più di 1100 pagine.Il pretesto di scrittura di ciascun aforisma è del tutto occasionale: un anniversario, la vista di qualcosa dalla finestra, un dolore fisico, la lettura di un testo, ricordi e recuperi della memoria.Sebbene l'eterogeneità della raccolta faccia si che essa non sia focalizzata espressamente sul dolore, esso tuttavia vi raggiunge una tematizzazione altissima e multiforme.Da un punto di vista formale sono due le caratteristiche principali di questa tipologia di scrittura: 1) il non avere caratteristiche; 2) lo stigma della brevità e della asciuttezza. Il primo punto significa la possibilità di trattare di tutto in qualsiasi modo, mentre il secondo significa sottomettere la percezione alla logica espressiva della condensazione e della sintesi,ora caustica e tagliente,ora laconica e rassegnata.Gestire una scrittura cosi qualitativamente e quantitativamente complessa, radicalizzando il tema e le figure del dolore, è decisamente impegnativo. Tra i tanti toni che compongono la tavolozza di Cioran in merito al nostro tema, due in particolare riescono a imporsi con vigore: dolore come paura e dolore come fonte di commiserazione.Il primo aforisma è stato scritto il 7 Giugno 1958:

Trovato in un angolo un pezzo di formaggio, gettato li da chissà quanto tempo. Un esercito di insetti neri tutto intorno. Quegli stessi che immaginiamo consumare gli ultimi resti di un cervello. Pensare al proprio cadavere, alle orribili metamorfosi cui sarà sottoposto, ha qualcosa di tranquillizzante: vi corazza contro le pene e le angosce; una paura che ne distrugge mille altre.

Questo frammento racchiude molte delle prospettive che a Cioran interessa sviluppare quando del dolore si vogliono dare gli epifenomeni, cioè le conseguenti manifestazioni. Il dolore si fa paura, poi angoscia riempita di immagini grottesche, poi antidoto e farmaco dell'anima.
Il secondo frammento è stato scritto il 24 Febbraio 1958:

Visioni di crolli. Ecco in che cosa vivo dalla mattina alla sera. Ho tutte le infermità di un profeta senza averne le doti. E tuttavia so-con una certezza impetuosa, irresistibile di possedere, se non dei lumi almeno dei barlumi sull'avvenire. E che avvenire, Dio mio! Mi sento contemporaneo di tutti i futuri terrori. 

Il senso metafisico della sofferenza abbatte ogni paratia tra l'io che firma la copertina del libro e la persona che negli aforismi dice io.Il dolore è qui male, sentimento di caduta e di condanna, oppressione dell'uomo nel dominio dell'umano, asintoto sghembo verso una redenzione. In Cioran il dolore rende lo scrittore asintotico: il dolore è un asintoto, fa si che l'uomo spinga verso il superamento di se stesso salvo poi constatare che la grazia stessa è caduta e decadenza. In questo quadro l'ironia che porta lo scrittore a chiamare in causa Dio è al tempo stesso irriverenza e piagnisteo. Il Dio di Cioran, tra le tantissime cose, è un Dio presente, raramente negato (e si tenga presente che lo scrittore fu dichiaratamente ateo) , che sembra quasi divertirsi dei modi con cui l'uomo attraverso la sofferenza si fa piccolo e inerme.



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mercoledì 1 aprile 2020

Uno sguardo alla mitologia Step#04

Nella vita dell'uomo il dolore è sempre stato presente.Solo in questi ultimi due secoli però le sue cause sono state associate a qualcosa di fisico o psicologico mentre prima si credeva fosse qualche punizione divina.
In questo articolo andremo a vedere a quali divinità è associato il dolore nella mitologia greca e norrena.

Mitologia Greca

"Algos" era nella mitologia greca il dio del dolore, nato, come racconta Esiodo (VIII-VII a.C.), nella sua "Teogonia", da Eris (divinità della discordia) figlia di Zeus ed Era.
Ma Algos non era solo infatti  vi erano i fratelli di Algos,che secondo l'autore della Teogonia, sarebbero stati altri gravi motivi "disturbatori" della salute fisica e della serenità psicologica come, ad esempio, Limos (Fame) oppure Lethe (Dimenticanza).
Di conseguenza, Algos discenderebbe da una forza oscura, primordiale, irrazionale e, in effetti, il dolore arreca caos, disordine, irrazionalità nella vita umana.


Mitologia Norrena

Nella mitologia Norrena invece il dolore è associato ad un evento importantissimo: il Ragnarok.
Esso indica, nella mitologia norrena, la battaglia finale tra le potenze della luce e dell'ordine e quelle delle tenebre e del caos, in seguito alla quale l'intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato.
Nei racconti si dice che sarà annunciato da un lungo inverno che distruggerà i legami familiari degli dei. In seguito il regno di Odino sarà invaso dalle creature del Caos e ci sarà un lungo scontro tra gli dei e le loro nemesi ma finiranno per annientarsi a vicenda lasciando che una creatura del fuoco distruggerà tutto il mondo con la sua spada infuocata.Di seguito dalle ceneri rinascerà il mondo,gli dei ritorneranno dal regno dei morti e una nuova stirpe umana verrà creata.





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