Il 5 Luglio 1822 Leopardi affida questa nota dello Zibaldone:
(...) perocchè l'uomo e il vivente non può essere privo della perfezione della sua esistenza, e quindi della sua felicità, senza patire, e senza infelicità. E tra la felicità e l'infelicità non v'è condizione di mezzo. Quella è il fine necessario,continuo e perpetuo di tutti gli atti esterni ed interni, e di tutta la vita dell'animale. Non ottenendolo, l'animale è infelice;
Dalla nota si ricavano alcuni concetti interessanti. Innanzitutto emerge un'idea di forte indissolubilità tra felicità e infelicità, tra patimento e felicità. È anzi la coscienza del dolore come componente ineliminabile dell'esistenza che consente anche solo l'immaginare o concepire la perfezione dell'esistenza. In secondo luogo, Leopardi sostiene che tra il polo basso dell'infelicità e del dolore e quello alto della felicità non esiste una gradazione di alternante, bensì una gradazione senza soluzione di continuità tra il minimo e il massimo ingrediente della medesima tastiera esistenziale. Ciò costituisce in un certo senso la premessa per la considerazione finale. Senza aver letto Schopenhauer, Leopardi sostiene che il dolore è nella mancata realizzazione del polo positivo, nella tendenza continuamente mortificata dell'animale-uomo alla pienezza del senso e della realizzazione del sè. Il mancato ottenimento, che è la frustrazione del non conseguire il polo positivo, ma il dover fare i conti con la componente del dolore, anticipa certe oscillazioni e movimenti pendolari che più tardi sarebbero stati appannaggio della filosofia negativa di Danzica ( sebbene in questo caso la dialettica oscillatoria prevede dall'altro polo quello della noia).
"La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia." (Arthur Schopenhauer)
venerdì 29 maggio 2020
mercoledì 27 maggio 2020
Utopia: un ideale pericoloso Step#19
In questo articolo andrò a spiegare come mai l'utopia e i suoi ideali sono pericolosi, e soprattutto come esse possono sfociare nel loro opposto, carico di dolore e ingiustizie.
La convinzione che gli esseri umani siano perfettibili porta
inevitabilmente all’errore di voler progettare società esemplari per una specie
che, in realtà, è manchevole. Non esiste un modo di vivere che sia migliore in
assoluto perché esiste una grande varietà di stili di vita a cui le persone
aspirano; non esiste “la società migliore”, ma solo una serie di modelli
dettati dai vari aspetti della nostra natura. Molti degli esperimenti utopistici dell’Ottocento sono
stati relativamente innocui: hanno coinvolto poche persone e non hanno avuto un
reale potere economico e politico; se invece quest’ultimi ci fossero stati, i
sognatori utopici si sarebbero trasformati in distopici assassini. Le persone
agiscono in base a ciò che credono, e se si comincia a credere che l’unica cosa
in grado di impedire a te, alla tua famiglia, alla tua etnia o alla tua
religione di andare in paradiso sia qualche altra persona o qualche altro
gruppo, allora quelle azioni non conoscono limiti. Dall’omicidio al genocidio,
nel nome di convinzioni religiose o ideologiche, sono state uccise moltissime
persone nella storia dei conflitti umani: dalle Crociate all’Inquisizione,
dalla caccia alle streghe alle guerre religiose dei secoli passati, fino alle
guerre mondiali, ai pogrom e ai genocidi novecenteschi.
Questa è la dimostrazione che pensieri utopici possono causare dolore e sofferenze
lunedì 25 maggio 2020
Volontà e dolore Step#18
Il filosofo contemporaneo di cui parlerò in questo articolo è il filosofo del dolore per eccellenza: Arthur Schopenhauer.
Schopenhauer ha una visione tragica e sconsolata della
condizione umana e considera il mondo dominato da una forza irrazionale che è
la volontà. La tesi principale di Schopenhauer è che la realtà sia costituita
da una forza cieca presente ovunque, non riconducibile alla ragione, ossia la
volontà. Egli identifica la realtà con la volontà.
La radice dell’infelicità umana sta nel fatto che la volontà
in sé è infinita, ma si oggettiva in esseri finiti, i quali rappresentano
quindi una forma inadeguata per la realizzazione di quella volontà infinita.
Ma la volontà continua a vivere negli esseri spingendoli ad
una continua affermazione di sé, a una lotta di ciascuno contro tutti, e ogni
atto che l’uomo compie non è altro che l’affermarsi di questa volontà
(uomo:strumento della volontà).
La volontà non può mai soddisfare pienamente se stessa, quindi
la nostra vita è essenzialmente dolore, poiché è mossa da un perenne stato di
insoddisfazione. Quando un desiderio viene soddisfatto, si consegue uno stato
di appagamento e di piacere, che non è altro un momento di breve durata e non
uno stato stabile. Il piacere viene inteso quindi come cessazione del dolore.
Quando un desiderio viene poi appagata termina con esso anche il piacere, e
sorge dunque la noia, che è peggiore del dolore stesso. Schopenhauer afferma
infatti che dei sette giorni della settimana, sei sono colmi di fatica e
sudore, il settimo è noia. Infatti,riprendendo la sua citazione che ho inserito insieme al titolo del mio blog:
La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente
tra il dolore e la noia, passando per l'intervallo fugace, e per di più
illusorio, del piacere e della gioia.
lunedì 18 maggio 2020
L'abbecedario del dolore Step#17
A come Acuto
B come Blando
C come Cronico
D come Debole
E come Elevato
F come Fastidioso
G come Grave
H come Hypodermatidae
I come Interiore
L come Lancinante
M come Momentaneo
N come Nascosto
O come Opprimente
P come Pulsante
Q come Quarantena
R come Reumatico
S come Sopportabile
T come Terribile
U come Ustionante
V come Violento
Z come Zona
B come Blando
C come Cronico
D come Debole
E come Elevato
F come Fastidioso
G come Grave
H come Hypodermatidae
I come Interiore
L come Lancinante
M come Momentaneo
N come Nascosto
O come Opprimente
P come Pulsante
Q come Quarantena
R come Reumatico
S come Sopportabile
T come Terribile
U come Ustionante
V come Violento
Z come Zona
domenica 17 maggio 2020
Edvard Munch Step#16
Il mio "testimonial" sarà il celebre pittore norvegese Edvard Munch che nelle sue opere rappresentò tutto il suo dolore e le sue insicurezze.
Edvard Munch, norvegese di nascita, nasce nel 1863 a Loten,
un piccolo comune della contea di Hedmark, nell’entroterra della nazione
scandinava. Un luogo che gli segnò l’esistenza perché qui sin da bambino, il
pittore dovette combattere con due eventi che lo debilitarono nella psiche:
prima la morte di sua madre Laura durante la tenera età, poi la morte di sua
sorella Sofie per tubercolosi, durante la sua adolescenza. Due eventi che
sicuramente segnarono il modo di vedere il mondo attorno a sé dell’artista e le sue opere.
Due esempi della rappresentazione del suo dolore sono "La fanciulla malata" e "L'urlo":
La fanciulla malata, olio del 1885, in cui il
pittore racconta il dolore per la morte della sorella Sofie e la sofferenza
provata per la perdita della cara mamma, traslate sulla tela nelle figure della
ragazza a letto dal volto segnato dall’arrivo incombente della morte, e di sua
madre stanca e debilitata al suo capezzale.
Ed un anno più tardi dipinge l’Urlo.
Come scritto nella descrizione appuntata dallo stesso Munch
nel suo diario mentre era ricoverato presso l’ospedale di Nizza, il dipinto
racconta la scena precisa in cui il pittore fu colpito da un forte senso
di paura, sgomento e irrequietezza
mentre passeggiava in compagnia di due amici sul ponte di Nordstrand, un
piccolo paesotto nei pressi di Oslo, oggi inglobato alla città come quartiere.
Sul piano compositivo infatti è ben ravvisabile la figura dell’artista in primo
piano fermo sul ponte e dei due amici indefiniti nelle loro sagome scure sullo
sfondo.
venerdì 15 maggio 2020
Sviluppo Step#15
In uno scenario futuro penso che il dolore può essere legato al concetto dello sviluppo.
Prendendo in analisi il libro "Rapporto sui limiti dello sviluppo", che predice le conseguenze dell'aumento della popolazione sull'ecosistema e sulla stessa sopravvivenza della specie umana, il dolore è causato dalle varie crisi dovuti ad alcuni scenari. Facciamo un esempio: nel primo scenario si osserva un crisi delle risorse non rinnovabili sostituite da quelle non rinnovabili (petrolio,carbone,etc) che porterà al secondo scenario: la crisi dell'inquinamento. Esso causerà sicuramente dei danni sia all'uomo che alla natura,infatti incrementerà il dolore dell'uomo intaccando la sua salute fisica ma anche contribuirà alla sterilizzazione del suolo,disturbando l'equilibrio naturale e causando carestie che colpiranno l'uomo direttamente.
In conclusione penso che nello sviluppo l'uomo debba essere molto più cauto per evitare il dolore, rispettando e non sfruttando il nostro pianeta che, come sappiamo, non possiede risorse infinite.
Prendendo in analisi il libro "Rapporto sui limiti dello sviluppo", che predice le conseguenze dell'aumento della popolazione sull'ecosistema e sulla stessa sopravvivenza della specie umana, il dolore è causato dalle varie crisi dovuti ad alcuni scenari. Facciamo un esempio: nel primo scenario si osserva un crisi delle risorse non rinnovabili sostituite da quelle non rinnovabili (petrolio,carbone,etc) che porterà al secondo scenario: la crisi dell'inquinamento. Esso causerà sicuramente dei danni sia all'uomo che alla natura,infatti incrementerà il dolore dell'uomo intaccando la sua salute fisica ma anche contribuirà alla sterilizzazione del suolo,disturbando l'equilibrio naturale e causando carestie che colpiranno l'uomo direttamente.
In conclusione penso che nello sviluppo l'uomo debba essere molto più cauto per evitare il dolore, rispettando e non sfruttando il nostro pianeta che, come sappiamo, non possiede risorse infinite.
mercoledì 13 maggio 2020
Cronaca Step#14
Il dolore nella cronaca è sempre presente. Un omicidio,un attentato, un suicidio. Qualunque sia la notizia il dolore è sempre insidiato lì: il dolore di una famiglia, il dolore di chi ha subito una violenza, o il dolore di chi compie un atto suicida.
In Italia c'è anche chi lucra su questo argomento come ad esempio programmi tv quali "La vita in diretta", "Domenica In" e "Pomeriggio Cinque" che spesso sono veri e propri minestroni: non limitati alla cronaca nera, ma anche alla cronaca rosa, alle notizie di costume e alle frivolezze. Durante le puntate, lutto e sorriso si alternano rapidamente, rivelando la totale mancanza di un coinvolgimento reale nei drammi delle vittime. Il dolore viene sfruttato con assoluta superficialità.
In Italia c'è anche chi lucra su questo argomento come ad esempio programmi tv quali "La vita in diretta", "Domenica In" e "Pomeriggio Cinque" che spesso sono veri e propri minestroni: non limitati alla cronaca nera, ma anche alla cronaca rosa, alle notizie di costume e alle frivolezze. Durante le puntate, lutto e sorriso si alternano rapidamente, rivelando la totale mancanza di un coinvolgimento reale nei drammi delle vittime. Il dolore viene sfruttato con assoluta superficialità.
Come contrastare questi baracconi televisivi? Semplicemente,
con un atteggiamento attivo e non passivo riguardo all’informazione. Con
Internet possiamo svolgere ricerche di notizie selezionate da fonti autorevoli
e quanto più imparziali possibili, come l’ANSA e le agenzie internazionali, e
leggere opinioni di giornalisti veri. Possiamo confrontare e studiare i dati
sui fenomeni, trovare le definizioni dei termini che non conosciamo,
approfondire i concetti e infine formarci un’opinione sulla realtà di oggi
supportata dai fatti.Distinguere la realtà dallo spettacolo,in modo razionale,per arrivare ad un’informazione seria ed
approfondita, è l’unico modo per comprendere davvero il mondo in cui viviamo,
ma soprattutto per onorare
e rispettare il dolore di parenti e sopravvissuti e la memoria di chi non c’è
più.
L'ingegnere biomedico: la scienza contro il dolore Step#13
Chi è innanzitutto l'ingegnere biomedico?
L'ingegnere biomedico coniuga le conoscenze relative ai
metodi e gli strumenti propri dell'ingegneria con le competenze tipiche
dell'ambito della medicina e della biologia. L'ingegnere biomedico fornisce la
propria collaborazione a partire dalla fase di studio del problema
medico-biologico, in modo da poter avere una visione globale completa e non
presentata a posteriori da medici o biologi. Per questo motivo la preparazione
dell'ingegnere biomedico può comprendere conoscenze di anatomia, biologia,
fisiologia, patologia; oltre ovviamente alle conoscenze ingegneristiche
tradizionali quali matematica, fisica, meccanica, chimica, energetica,
elettronica, informatica e gestionale.
L'ingegnere biomedico progetta:
- apparecchiature
elettromedicali per la diagnosi, la terapia e la riabilitazione
- organi
artificiali e protesi
- bioreattori
- Sistemi
informativi dedicati alla sanità e alla telemedicina
Quindi l'ingegnere biomedico è in prima linea insieme a medici quali i fisioterapisti per aiutare ad attenuare il dolore del paziente e a curarlo tramite strumenti e un'adeguata riabilitazione.
Spero di diventarlo anche io un giorno...
sabato 2 maggio 2020
Il dolore nella filosofia moderna Step#12
In questo articolo andrò a trattare il tema del dolore nel pensiero moderno andando ad analizzare i concetti secondo i filosofi Cartesio e Spinoza.
Con Cartesio si abbandona la concezione metafisica del dolore, che trova nel cervello la sua sede. Il dolore, infatti, giunge attraverso i nervi da un'affezione periferica del corpo nel cervello. Corpo e anima per la prima volta sono nettamente separati dal punto di vista antropologico. Tuttavia, il dualismo cartesiano non impedisce l'unità di corpo e mente. Cartesio non deve essere associato alle teorie meccanicistiche che ignorano l'effetto della mente sul corpo. Il dolore, infatti, è un fenomeno che dimostra l'esistenza del corpo e la sua unione con la mente:
L'anima, la cui essenza è il pensare, il ragionare e il provare emozioni, consente all'uomo di percepire il dolore in maniera diversa a seconda della sua disposizione. In una lettera alla principessa Elisabetta di Germania, affetta da febbre, Cartesio scrive:
Spinoza inserisce il dolore nell'ambito delle emozioni: è compreso nel concetto di tristitia, insieme al dolore psichico e associato al fenomeno della melanconia:
Con Cartesio si abbandona la concezione metafisica del dolore, che trova nel cervello la sua sede. Il dolore, infatti, giunge attraverso i nervi da un'affezione periferica del corpo nel cervello. Corpo e anima per la prima volta sono nettamente separati dal punto di vista antropologico. Tuttavia, il dualismo cartesiano non impedisce l'unità di corpo e mente. Cartesio non deve essere associato alle teorie meccanicistiche che ignorano l'effetto della mente sul corpo. Il dolore, infatti, è un fenomeno che dimostra l'esistenza del corpo e la sua unione con la mente:
Non vi è nulla che la mia natura mi insegni in maniera più
evidente che io ho un corpo, che sta male quando sento un dolore. [...] la
natura mi insegna attraverso queste sensazioni di dolore, fame, sete ecc., che
io non tanto mi trovo nel mio corpo come un marinaio si trova nella nave, ma
che sono collegato a quello in modo strettissimo e quasi confuso, in maniera
tale da costituire quasi una sola cosa con quello. Altrimenti, infatti, quando
il mio corpo è colpito, io, che non sono nient'altro che una cosa che pensa,
non sentirei perciò il dolore, ma afferrerei questa lesione col puro
intelletto, come il marinaio percepisce con la vista se qualcosa si spezza
nella nave.
L'anima, la cui essenza è il pensare, il ragionare e il provare emozioni, consente all'uomo di percepire il dolore in maniera diversa a seconda della sua disposizione. In una lettera alla principessa Elisabetta di Germania, affetta da febbre, Cartesio scrive:
La salute fisica e la presenza di oggetti gradevoli aiuta
molto la mente, scacciando da essa tutte le emozioni che contribuiscono alla
tristezza e aprendo la strada a quelle che favoriscono la gioia. Al contrario,
quando la mente è piena di gioia, ciò aiuta molto a far sì che il corpo goda di
una migliore salute.
Spinoza inserisce il dolore nell'ambito delle emozioni: è compreso nel concetto di tristitia, insieme al dolore psichico e associato al fenomeno della melanconia:
Vediamo quindi che la Mente può subire grandi cambiamenti, e
passare ora da una certa perfezione ad una perfezione maggiore, e ora da una
certa perfezione a una perfezione minore: e proprio queste passioni, o
mutazioni della Mente, ci spiegano i sentimenti della Letizia e della
Tristezza. Per Letizia, quindi, intenderò qui di seguito la passione per cagion
della quale la Mente passa ad una perfezione maggiore; per Tristezza invece
intenderò la passione per cagion della quale la Mente passa a una perfezione
minore. Chiamerò poi Eccitazione, o Allegrezza, il sentimento della Letizia
riferito insieme alla Mente e al Corpo; e chiamerò Dolore, o Melanconia, il
sentimento della Tristezza riferito insieme alla Mente e al Corpo. Si deve però
notare che l'Eccitazione e il Dolore si riferiscono all'Uomo quando una sola
sua parte è interessata più delle altre da Letizia o da Tristezza, mentre
l'Allegrezza e la Melanconia hanno luogo quando tutte le parti sono interessate
in modo eguale.
Spinoza rompe con lo schema antagonistico, nel quale la
ragione era assunta come specificazione essenziale dell'uomo in quanto animale
razionale, e le passioni, in stretta connessione con gli impulsi tipicamente
ferini, finivano per essere l'elemento perturbante; ciò che adombra la cristallina
chiarezza della razionalità e il suo orientamento al bene, perciò erano da
evitare, sottomettere, estirpare. Spinoza propone di comprendere l'umano in
tutte le sue articolazioni e riconoscere che le passioni, anche quelle tristi o
turpi, appartengono alla natura dell'uomo, unità inscindibile di mente e corpo.
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